Banalità, penserete che é questo ciò di cui vi sto parlando. E invece no, perché mia figlia oggi , davanti a quel metro con i dinosauri disegnati che stabilisce se sei o meno abbastanza grande da dover pagare, ci é entrata senza stringere la mia mano.

Questa é stata la sua prima gita. E tra tutte le sue prime volte che ho imparato a classificare anche come le mie questa é stata indubbiamente la più introspettiva.

Ho passato l’intera mattinata ad interrogarmi sull’indipendenza. Sulla mia perché di essa ne ho fatto sempre una questione di vita o di morte. Sulla sua perché avevo giusto fatto in tempo a disabituarmi alla mia che la sua mi si é palesata audace, arrogante, spazientita. Si spazientita perché non c’è tempo da perdere per chi ha voglia di crescere.

Non ero preparata e… Non sono pronta e per onestà intellettuale vi dico che se mi avessero chiesto di scommettere sul fatto che un giorno lo sarò avrei puntato su una risposta negativa per non perdere.

Dove è finito tutto quel tempo che rincorrevo ogni volta che spavalda affermavo che c’è ne fosse ancora a sufficienza?

C’è ancora tempo prima che cominci a mangiare e in un attimo ero piena di pappa verde e Appiccicosa addosso; c’è ancora tempo prima che cominci a parlare ed in un attimo pronunciava già le prime sillabe del mio nuovo nome: c’è ancora tempo prima che cominci a camminare e l’istante dopo muoveva già i suoi passi dondolanti ma sicuri dentro il mondo.

E allora una cosa l’ho decisa stamattina mentre finalmente andavo a riprenderla a scuola pregustandomi i racconti che mi avrebbe fatto: che non dirò mai più di non avere tempo e celebrerò istante per istante la sua presenza perché contiene la vita, perché contiene la crescita.

Ma adesso piccola mia, smettila di crescere. E voi signori dello zoo, non é che possiamo alzarla un altro po l’asticella di quel metro? .

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